Holy Tide «Aquila» (2019)

Holy Tide «Aquila» | MetalWave.it Recensioni Autore:
Snarl »

 

Recensione Pubblicata il:
17.03.2020

 

Visualizzazioni:
951

 

Band:
Holy Tide
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Titolo:
Aquila

 

Nazione:
Italia

 

Formazione:
Joe Caputo :: Bass
Michael Brush :: Drums
Gustavo Scaranelo :: Guitars
Fabio Caldeira :: Vocals
David Shankle :: Guitars

 

Genere:
Heavy Metal

 

Durata:
1h 8' 48"

 

Formato:
CD

 

Data di Uscita:
28.06.2019

 

Etichetta:
My Kingdom Music
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Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
---

 

Recensione

Gli Holy Tide sono un side project da studio con membri dal Brasile, Italia e Regno Unito aventi una bella dose di esperienza in altre bands con un range di successo che varia dai Sirenia a progetti ben meno noti, e che con questo “Aquila” ci propongono un Heavy/Power Metal melodico spesso tendente al symphonic, per un durata poderosa di quasi 70 minuti diluiti in 13 minuti di album senza, sfortunatamente, né capo né coda.
Come mai queste brutte parole? Semplice: sinceramente, i brani degli Holy Tide non sono male, ma sembrano poco più che una compilation di brani scartati dalla band madre di qualche membro di questa band, e in cui gli altri degli Holy Tide ci hanno lavorato a distanza per quanto possibile, sbattendo poi il tutto su un cd senza troppa cognizione di causa né una tracklist coerente. Ne risulta un insieme di canzoni carine, ma nessuna delle quali davvero speciale, dove si sente che tutto è stato messo su un po’ alla buona, e soprattutto con un effetto sulla lunga distanza poco speciale, che suona non male nei primi due brani, comincia a suonare ripetitivo già da “Godincidence”, e poi a parte qualche eccezione come “Curse and ecstasy” va a cadere in un torpore tipico dei brani troppo allungati, non scremati e riversati su un cd senza troppo criterio, semmai con una forte scesa qualitativa dei brani dalla seconda metà in poi, con tanto di vistoso plagio ad “Acqua e Sapone” degli Stadio in “The age of darkness”.
Insomma: “Aquila” degli Holy Tide suona come una compilation di brani rigettati dalle bands madri e dove ci si è lavorato senza troppo perderci tempo, per un risultato onestamente evitabile e che per me tutto sommato non meritava né di uscire su disco, né di scomodare volti illustri come Tilo Wolff o Don Airey (specialmente se poi i risultati dei brani non cambiano tanto), e specialmente non meritava di uscire sotto contratto discografico. Se lo volete fate pure, ma per me c’è molto di meglio in giro. Ridondante, derivativo e soporifero.

Track by Track
  1. Creation – the divine design - Intro S.V.
  2. Exodus 70
  3. Chains of enoch 70
  4. Godincidence 65
  5. Curse and ecstasy 70
  6. Eagle eye 55
  7. The crack of dawn 60
  8. Lord of the armies 55
  9. Sunk into the ground 50
  10. The age of darkness 50
  11. The shepherd's stone (ft. Don Airey) 55
  12. Lamentation (ft. Tilo Wolff) 55
  13. Return from babylon 50
  14. The name of blasphemy 55
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 65
  • Qualità Artwork: 65
  • Originalità: 50
  • Tecnica: 65
Giudizio Finale
59

 

Recensione di Snarl » pubblicata il 17.03.2020. Articolo letto 951 volte.

 

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